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Salario minimo, Obama pronto ad alzarlo

01/03/2013

In quest’ultima campagna elettorale in Italia, il salario minimo — o alternativamente il reddito di cittadinanza — è stato un tema molto discusso dalle varie forze politiche, sopratutto dal Movimento 5 Stelle e da varie correnti interne al Partito Democratico e a Sinistra Ecologia e Libertà.

 

12 febbraio 2013, Washington. Barack Obama in un momento del discorso sullo Stato dell’Unione davanti al Congresso Usa. (Mark Wilson/Getty Images)

OBAMA: SALARIO MINIMO NON BASTA. La stessa questione è tornata recentemente in primo piano anche negli Stati Uniti, grazie soprattutto al discorso sullo Stato dell’Unione fatto dal Presidente Barack Obama il 12 febbraio. «Una famiglia con due figli che guadagni solo il salario minimo (circa 15 mila dollari l’anno) si trova oggi sotto la soglia di povertà e questo è sbagliato», ha dichiarato allora il presidente americano.

AUMENTO E ADEGUAMENTO ALL’INFLAZIONE. Negli Stati Uniti il salario minimo esiste già, sia a livello federale (7,25 dollari l’ora), sia a livello statale (nel caso che i singoli stati vogliano garantire un salario minimo più alto di quello federale). In questo contesto, la discussione verge ora sulla proposta della Casa Bianca di farlo aumentare gradualmente fino a 9 dollari l’ora entro il 2015, e poi lasciare che segua automaticamente l’andamento dell’inflazione. Si tratterebbe del livello più alto raggiunto dal salario minimo dagli inizi degli anni ottanta, ma comunque inferiore ai picchi toccati tra gli anni sessanta e settanta. Secondo le stime fornite dall’amministrazione, l’iniziativa eleverebbe immediatamente il reddito di 15 milioni di lavoratori poco qualificati, come ad esempio cuochi e bidelli.

MISURA SEMPLICE ED EFFICACE. Il Presidente Obama insiste che questa è una misura semplice, efficace e relativamente poco cara per mitigare almeno in parte la crescente diseguaglianza economica registrata negli Stati Uniti negli ultimi decenni. Una posizione basata su numerosi studi, fra cui uno del 2008 di Robert J. Gordon and Ian Dew-Becker del National Bureau of Economic Research e uno del 2012 dell’OCSE .
L’opposizione repubblicana e in generale gli economisti di tendenze conservatrici invece sostengono che sia solo una toppa improvvisata e inadeguata, se non addirittura controproducente.

LE OBIEZIONI ALL’AUMENTO DEL SALARIO MINIMO. La maggior obiezione al salario minimo è, prevedibilmente, che un aumento del costo minimo del lavoro spinge le aziende a assumere meno personale, avendo quindi un effetto negativo sull’occupazione. Queste, ad esempio, le conclusioni di David Neumark, economista dell’University of California di Irvine.

13 febbraio 2013, Asheville (Nord Carolina). Obama visita gli impianti della Linamar. (Brendan Smialoswski/Afp/Getty Images)

LE OPZIONI PER IL DATORE DI LAVORO. Numerosi altri studi però, ad esempio questo di David Card e Alan Kruger a proposito di un esperimento fatto con il salario minimo in New Jersey, rifiutano questa interpretazione e mostrano invece che un aumento calibrato (e quindi non eccessivo) non ha alcun impatto sull’occupazione perché il mercato del lavoro e le aziende sono più flessibili di quanto si pensi. Un datore di lavoro che deve pagare un salario minimo più alto ai suoi dipendenti peggio retribuiti può infatti far fronte a questa nuova circostanza in maniere diverse, come suggerito in questo recente paper di John Schmitt del Center for Economic and Policy Research. Ad esempio riducendo i salari dei lavoratori meglio pagati oppure alzando i prezzi per i consumatori oppure ancora accettando profitti più limitati.

Prosegue su Lettera43

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